venerdì 30 aprile 2010

Agraria Palermo - comunicato

I ricercatori della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo si sono riuniti in assemblea il giorno 18 marzo 2010, per discutere sul “Disegno di Legge contenente Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario”, presentato al Senato con atto N. 1905.
La discussione ha portato alla stesura del documento allegato, che è stato sottoscritto da 42 dei 45 ricercatori e consegnato al Preside.
Nel Consiglio di Facoltà tenutosi il 26 marzo 2010, il documento è stato letto ai presenti.
Inoltre, nel corso dell’approvazione del punto dell’o.d.g. relativo alla “proposta di attivazione offerta formativa 2010/2011”, i ricercatori presenti hanno comunicato che dalla loro riunione, tenutasi immediatamente prima del Consiglio di Facoltà, era emerso l’orientamento di esprimere un voto di astensione sul punto all'odg, quindi in una importante fase decisionale della facoltà quale l'approvazione dell'offerta formativa; ciò al fine di ribadire il forte disagio dei ricercatori, peraltro espresso nel documento sottoscritto dagli stessi ricercatori e letto dal preside tra le comunicazioni, per la pesante situazione che si verrebbe a determinare in seguito all'approvazione dal parte del Governo del DDL Gelmini.
Tale punto è stato quindi approvato a maggioranza, e i professori presenti nonchè il Preside hanno espresso la loro solidarietà e sostegno al documento presentato dai ricercatori.ASSEMBLEA DEI RICERCATORI DELLA FACOLTÀ DI AGRARIA DI PALERMO

I sottoscritti ricercatori della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo, in seguito alla discussione tenutasi nell’assemblea il giorno 18 marzo 2010 sul “Disegno di Legge contenente Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario”, presentato al Senato con atto N. 1905, esprimono crescente apprensione e preoccupazione per le scelte che il governo annuncia di voler intraprendere in relazione alla riforma dell'Università italiana.
I contenuti del DDL, che avranno maggior impatto sui ricercatori, sono:
la scomparsa del ruolo di ricercatore a tempo indeterminato, sostituito da un contratto di ricercatore a tempo determinato (3+3); le uniche due figure con contratto a tempo indeterminato saranno i professori associati e ordinari;
l’assenza di credibili meccanismi per risolvere il problema del precariato, per il mantenimento, insieme alla figura del ricercatore a tempo determinato di tutte le altre forme contrattuali pre-ruolo già esistenti;
il confinamento per gli attuali ricercatori a tempo indeterminato in una sorta di limbo da cui sarà molto difficile uscire. Infatti, alle vigenti limitazioni del turn over, si aggiunge la previsione di riservare a tale categoria fino ad 1/3 dei futuri posti di professore associato, mentre la restante parte viene destinata ai ricercatori a tempo determinato;
la revisione del trattamento economico dei professori e ricercatori già in servizio, con la trasformazione degli scatti biennali in triennali e l’eliminazione della ricostruzione di carriera per i docenti assunti ai sensi del DDL.
Le norme prefigurano dunque un inevitabile conflitto tra le legittime aspettative di carriera dei ricercatori in ruolo e la necessità di favorire l’ingresso dei giovani ai ruoli accademici.Le regole e i vincoli posti dal DDL appaiono, oltre che eccessivamente cavillosi, fortemente discriminatori e iniqui nei confronti degli attuali ricercatori che, entrati per concorso in un ruolo interamente dedicato all’attività di ricerca, oggi svolgono, oltre ai compiti di didattica integrativa loro preposti, anche i compiti aggiuntivi che nel corso degli anni si sono resi necessari per sostenere l’offerta didattica delle Facoltà. Tale contributo all’attività di docenza appare d’altra parte istituzionalizzato nelle indicazioni contenute nella circolare ministeriale del 4/09/09, prot. N. 160, circa la ridefinizione dei requisiti minimi dei corsi di laurea, dove è disegnato uno scenario nel quale i ricercatori costituiscono circa il 40% del corpo docente, assumendo completamente i doveri dei professori associati ed ordinari ma non godendo di pari diritti. Riguardo a questo aspetto il DDL non sembra offrire risposte concrete, mantenendo un atteggiamento “doppio” nei confronti dei ricercatori, pienamente equiparati ai professori in alcune situazioni (ad es. numero minimo componenti dipartimenti, collocamento a riposo, ore lavorative annue) ed esclusi da altre prerogative riservate ai professori (ad es. definizione numerica dei macrosettori scientifico-disciplinari riservata ai soli professori ordinari).
Pur condividendo l’esigenza di una profonda riforma del nostro sistema universitario, crediamo che questa non possa e non debba avvenire senza una seria riconsiderazione del ruolo giuridico del ricercatore, sia per un giusto riconoscimento del lavoro svolto dagli attuali ricercatori a tempo indeterminato, sia a garanzia dell’attività futura dei ricercatori a tempo determinato. L’università non si riforma a costo zero, senza cioè un rilancio dei finanziamenti, che sono ancora lontani dai livelli degli altri Paesi OCSE.
Pertanto i sottoscritti decidono di avviare una protesta che prevede nel prossimo anno accademico di svolgere esclusivamente i compiti didattici previsti dall’art. 32 della Legge 382/80.

Agraria Torino

Cara Gabriella,
a Torino abbiamo consegnato le dichiarazioni di indisponibilità all'attività didattica 2010-2011 in 42 su 55 ricercatori della facoltà di agraria.
Fto Domenico Bosco